Il maestro Sacconi nella
testimonianza del grande violinista
Henryk Szeryng
per il libro «Dalla liuteria alla musica:
 l'opera di Simone Fernando Sacconi»

Principato di Monaco
24 giugno 1985

Ho avuto il piacere di conoscere Simone Fernando Sacconi quando lavorava alla Casa Wurlitzer, a New York, con il signor Rembert Wurlitzer che, oltre che amico, era grande ammiratore di Cremona e di tutti i grandi liutai cremonesi. Ritengo che Sacconi abbia rappresentato negli Stati Uniti l'arte, la cultura, la tradizione liutaria italiana; non soltanto è stato lui stesso un bravissimo liutaio, un uomo affabile, comunicativo, ma è stato anche l'ambasciatore della grande liuteria classica cremonese negli Stati Uniti e forse nel mondo.

Lui ha avuto un ruolo importante nella mia vita, perché è stato attraverso Sacconi che ho scelto, 29 anni fa, uno dei miei violini, il famoso Guarneri del Gesù chiamato «Le Duc» 1743; c'erano molti strumenti e la scelta era piuttosto difficile, ma lui mi disse: "Caro Maestro Szeryng, ritengo che questo violino debba essere suo, perché Lei non si accontenterebbe di uno strumento facile da suonare; mi pare che Lei abbia invece bisogno di un violino già con molta personalità e al quale Lei possa imprimere la sua." Queste parole sono state per me importantissime e invece di scegliere uno strumento bello, che si può suonare senza che nessuno lo noti, senza poter affermare la superiorità del violinista sul violino – e naturalmente non per la forza bruta, ma per la pazienza, per la conoscenza, ecc. – abbiamo scelto insieme questo Guarneri, che ho sempre con me. Non sarà il violino più facile, non sarà il più stabile, perché è uno strumento che ha i suoi capricci, ma veramente è forse il più umano di tutti quelli che ho incontrato nella mia vita.

Sacconi è stato una personalità importante perché ha saputo stimolare lo sviluppo della liuteria contemporanea, e ne ha dato lui stesso degli esempi bellissimi, ma ha anche saputo trasmettere l'amore per i grandi del passato, ha saputo anche insegnare a tantissimi giovani violinisti che Guarneri, Stradivari, Bergonzi, Amati e tutti quanti devono essere ammirati, devono essere amati non soltanto come grandi liutai ma anche come manifestazione del genio umano, come prodotto di una grande civiltà. E sappiamo che per essere liutaio si deve essere artista, si deve essere anche uomo di scienza, di saggezza, di filosofia; sappiamo che applicando soltanto le leggi di fisica acustica non si costruiscono dei violini, che anche l'aspetto empirico è importante e che le regole esistono e naturalmente devono essere rispettate, ma che le eccezioni, le variabili sono tante. In questo senso e su questi temi Fernando Sacconi ha svolto negli Stati Uniti un'opera che io definirei apostolica; ha sviluppato il senso della qualità del suono e della sua facoltà di arrivare ai punti più lontani; raccomandava che ciascuno cercasse la possibilità di un suono grande, di un suono ampio, ma è sempre stato contro la forza, che naturalmente obbliga il violino a suonare con minore chiarezza. A questo proposito noi ci capivamo assai bene, perché sia lui che io siamo dell'opinione che il volume del suono aumenta con la grande qualità del suono stesso e non soltanto con la forza, con la pressione dell'arco.

Credo che il contributo dato alla filosofia del violino da Simone Fernando Sacconi sia stato importantissimo ed in moltissimi casi lui ha dimostrato che è possibile far coesistere il rispetto della tradizione con l'ambizione di cercare vie nuove e possibilità nuove. Per fare cose importanti l'uomo in genere, l'artista, l'uomo di scienza, il poeta, il pittore, lo scultore ha bisogno di tranquillità, ha bisogno di concentrazione, ha bisogno di potersi isolare durante la preparazione di un lavoro impegnativo e Sacconi andava a Long Island, vicino alla città di New York, molto vicino al mare e ad una spiaggia bellissima, Jones Beach, e quando voleva ispirarsi, anziché rimanere nel suo atelier, andava a passeggiare; per me, il fatto di passeggiare anche da solo ha una funzione importantissima nella vita dell'artista, perché se la passeggiata la si fa vicino a un capolavoro, vicino a una bella natura, anche senza assaporare il miracolo, subito arriva però il momento dell'ispirazione. Anche in questo, riscontro delle affinità che mi hanno unito a Sacconi: la ricerca della bellezza, della natura, del pensiero concentrato.

Il contributo fondamentale di Simone Fernando Sacconi nel campo della musica e della liuteria è quello di essere stato una specie di ponte fra Cremona e tutti i liutai moderni, perché lui non diceva che si devono copiare i cremonesi – questo non è possibile – ma che si deve approfittare della bellissima esperienza del passato, che si devono ricercare le possibilità del futuro e che, nel presente, si devono miscelare le due possibilità, i due elementi. 

Per Sacconi la liuteria era semplicemente una forma di vita.

Principato di Monaco, 24 giugno 1985

Tratto dal libro: «Dalla liuteria alla musica: l’opera di Simone Fernando Sacconi», presentato ufficialmente il 17 dicembre 1985 alla Library of Congress di Washington, D.C. (Cremona, ACLAP, prima edizione 1985, seconda edizione 1986, pagg. 262-263 - Italian / English).


The master Sacconi
in the testimony
of the great violinist

Henryk Szeryng
to the book «From Violinmaking to Music: The Life
and Works of Simone Fernando Sacconi»

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