Omaggio a Stradivari



Un violino

per un concerto



Premio Speciale

Giovani Professionisti



Concorso promosso dalla
Confederazione Nazionale dell'Artigianato
(CNA)



Cremona
Febbraio-settembre 1988

Prima fase del progetto


Lunedì 1° febbraio 1988
Riunione della Giuria Giudicatrice del Concorso «Omaggio a Stradivari - Un violino per un concerto» nella Scuola Civica di Musica «Claudio Monteverdi» di Cremona.

Seconda fase


Venerdì 15 aprile 1988
Premiazione del giovane liutaio costruttore e consegna ufficiale dello strumento al miglior allievo dei Corsi di perfezionamento in violino Walter Stauffer. Cremona, Salone dei Quadri, Palazzo Comunale.

Terza fase


Giovedì 22 settembre 1988
Il giovane violinista Massimo Quarta in concerto nella splendida cornice dell'antico Palazzo «Schinchinelli-Martini» nell’ambito della VI edizione del «Festival di Cremona».
Al pianoforte Stefania Redaelli.

La Giuria del Concorso
Da sinistra (seduti): Giancarlo Guicciardi, Francesco Bissolotti, Wanna Zambelli,
Giorgio Cè, Salvatore Accardo e Andrea Mosconi
In piedi, Giulia Penci Danieli e Giuseppe Mazzini

Loeiz Honoré

Giovane liutaio (allievo del maestro Francesco Bissolotti) vincitore del concorso «Un violino per un concerto».

Cortile del Palazzo «Martini»

Concerto del giovane violinista Massimo Quarta a Palazzo Martini di Cremona col violino del liutaio Loeiz Honoré, nell'ambito della VI edizione del grande «Festival di Cremona», 22 settembre 1988, ore 18. Al pianoforte, Stefania Redaelli.

Massimo Quarta

Giovane violinista (allievo di Salvatore Accardo) che ha suonato in concerto a Palazzo Martini il violino di Loeiz.


Questa la presentazione di Giuseppe Mazzini, Presidente Provinciale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato (CNA), in apertura della brochure per la promozione del concorso «Omaggio a Stradivari – Un violino per un concerto», che si è tenuto a Cremona in tre diverse fasi dal febbraio al settembre 1988:

Nel quadro delle manifestazioni indette per celebrare il 250° anniversario della morte di Stradivari è venuto a collocarsi l’originale progetto della CNA cremonese denominato «Omaggio a Stradivari – Un violino per un concerto», progetto che si è fregiato del patrocinio del Comune di Cremona.
Originale perché unica nel suo genere, questa iniziativa ha inteso rendere omaggio alla figura del più grande genio liutario attraverso la valorizzazione della moderna liuteria cremonese di qualità e la promozione delle capacità creative e artistiche di giovani artigiani liutai cremonesi, in parallelo all’opera preziosa svolta – sul piano musicale – dalla Fondazione «Walter Stauffer» e dai maestri degli omonimi Corsi di perfezionamento (Accardo, per il violino; Giuranna, per la viola; Filippini, per il violoncello; Petracchi, per il contrabbasso).
Il progetto, concepito come momento di incontro fra giovane liutaio e giovane violinista, si è articolato in tre diverse fasi.
La prima ha coinciso con l’individuazione del violino vincitore dell’apposito Concorso liutario ad opera di una qualificatissima Giuria, presieduta da Salvatore Accardo e composta dal professor Andrea Mosconi, Conservatore dei Beni Liutari della Città di Cremona, e dai maestri liutai Francesco Bissolotti, Giancarlo Guicciardi, Wanna Zambelli e Giorgio Cè.
Loeiz Honoré, 27 anni, francese residente in provincia di Cremona, autore del miglior strumento fra quelli esaminati dalla Giuria, è stato poi premiato nel corso di una cerimonia ufficiale svoltasi nel Palazzo Comunale di Cremona, presenti il Sindaco Renzo Zaffanella e una foltissima rappresentanza di operatori del settore, delle istituzioni e del mondo culturale cremonesi. Oltre ad un cospicuo premio in denaro, al giovane liutaio è andata la soddisfazione di vedere il proprio violino riconosciuto in dono al violinista Massimo Quarta, 22 anni, leccese, uno dei migliori allievi dei Corsi di perfezionamento in violino tenuti in Cremona dal maestro Accardo.
Giunti ora alla tappa finale, al concerto dal vivo del violinista Quarta (accompagnato al pianoforte dalla sorprendente Stefania Redaelli) con lo strumento del liutaio Loeiz, non possiamo che esprimere il nostro compiacimento per il buon esito dell’impegno che ci siamo assunti, impegno arduo ma determinato, e certo non destinato ad esaurirsi in questa prima edizione di «Un violino per un concerto».

Questa è la prolusione alla fase finale del progetto di Giulia Penci Danieli, Segretario Provinciale CNA di Cremona:

«Un concerto nel Festival», ovvero il momento conclusivo di un progetto che, nel premiare le abilità individuali di due giovani, ha inteso innanzitutto favorire l’incontro fra due professioni, quella del liutaio e quella dell’interprete musicale, che stanno oggi vivendo una stagione di intensa collaborazione creativa; una collaborazione dalla quale non può certo prescindere la moderna liuteria di qualità, che anzi su questo rapporto diretto fra liutaio costruttore e interprete musicale fonda le proprie prospettive di sviluppo, nel solco della tradizione classica cremonese.
Quale miglior cornice se non quella del prestigioso Festival di Cremona avrebbe potuto valorizzare l’epilogo di un’iniziativa tanto originale?
Il violino di Loeiz Honoré, vincitore del Concorso di liuteria «Omaggio a Stradivari», imbracciato da Massimo Quarta, uno dei migliori allievi di Salvatore Accardo ai Corsi di perfezionamento «Walter Stauffer», in un concerto a Palazzo Martini: un momento che ha per noi un particolare significato e valore ma che – questo almeno l’auspicio – può incontrare anche l’interesse del pubblico dei “pomeriggi musicali” della VI edizione del Festival, come sempre animato da Salvatore Accardo, violinista celeberrimo che ha onorato la Giuria del nostro Concorso liutario assumendone la presidenza.
Il programma del Festival, che è quest’anno dedicato a «Gli archi nella musica strumentale francese» e la cui direzione artistica è affidata ad Andrea Mosconi (consulente artistico Salvatore Accardo), prevede infatti, per la prima volta, accanto ai concerti serali al Teatro Ponchielli un interessante contorno di concerti pomeridiani in uno dei cortili, ottimamente conservati, del cinquecentesco Palazzo Martini.
Nell’esprimere viva gratitudine al Comune di Cremona per aver compreso l’importanza dell’iniziativa, conferendole dignità di manifestazione ufficiale della rassegna musicale settembrina, vorrei qui ringraziare di cuore quanti hanno collaborato, nelle forme più diverse, alla buona riuscita di un progetto che è nato da una felice intuizione, nuova e, ci auguriamo, culturalmente feconda.


Questa la scheda sul liutaio vincitore del Concorso, redatta dal maestro Francesco Bissolotti di Cremona:

Vincitore del Concorso CNA «Omaggio a Stradivari – Un violino per un concerto», Loeiz Honoré nasce in Francia il 26 gennaio 1961. Spinto da una autentica passione per il mondo dei violini, nel 1976 presenta domanda di iscrizione alla Scuola di Liuteria di Mirecourt, ma il tentativo non va a buon fine dapprima per insufficienza di posti disponibili e – l’anno successivo – per superati limiti di età (a quella Scuola non sono infatti accettati giovani che abbiano compiuto i 16 anni).
Nel 1978 si trasferisce a Cremona, dove chiede di essere ammesso alla Sezione Liuteria dell’Istituto Professionale Internazionale per l’Artigianato Liutario e del Legno; la scarsa conoscenza della lingua non gli consente tuttavia di superare la prova d’italiano richiesta per l’ammissione.
Demoralizzato, ma determinato, decide di rimanere comunque a Cremona, nonostante le difficoltà e l’iniziale senso di solitudine (dopo il matrimonio si trasferirà a Grumello Cremonese, ove vive attualmente).
Appreso l’abc della professione da un maestro liutaio, prosegue da autodidatta, affinando le proprie capacità creative insieme ad amici liutai e musicisti.
Seguace del metodo classico cremonese, presenta al Concorso «Omaggio a Stradivari – Un violino per un concerto» (il suo primo confronto pubblico) uno strumento di buona fattura che lascia intravedere doti cospicue, la cui piena valorizzazione potrà essere conseguita con il necessario accumulo di esperienza e con costanza di impegno.

Questa la presentazione, redatta da Salvatore Accardo, del violinista che ha suonato in concerto a Palazzo Martini il violino costruito dal liutaio vincitore del Concorso:

Ventiduenne, leccese, Massimo Quarta inizia lo studio del violino presso il Conservatorio «T. Schipa» di Lecce, proseguendolo poi presso il Conservatorio «S. Cecilia» di Roma sotto la guida di Beatrice Antonioni; consegue il diploma con il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore.
Per due anni violino di spalla dell’Orchestra Giovanile Italiana, assume poi l’impegnativo incarico di primo violino del Quartetto «F. Ferrara», con il quale nel 1985 vince il primo premio alla Rassegna Nazionale per Quartetto «Città di Vittorio Veneto».
Nel 1986 vince il primo premio al 18° Concorso Nazionale Biennale di violino «Premio Città di Vittorio Veneto».
Vanta al proprio attivo registrazioni per la Radio e la Televisione, oltre a tournées in Francia, Germania, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Giappone e Corea effettuate con il Complesso «I Solisti Italiani», del quale attualmente è membro.
Accanto ad un’intensa attività concertistica svolta sia come solista che in vari Complessi da Camera, grande impegno personale pone nella ricerca di un costante e progressivo affinamento delle proprie capacità interpretative.
Mio allievo ai Corsi di perfezionamento promossi in Cremona dalla Fondazione «Walter Stauffer» e dal Comune, è senza ombra di dubbio uno dei giovani più dotati e promettenti, al quale la carriera concertistica – permanendo in lui l’attuale tensione verso traguardi interpretativi sempre più avanzati – potrà riservare grandi soddisfazioni.

Questa la scheda storica redatta dal giornalista e critico musicale Elia Santoro su «Palazzo Martini», sede del concerto finale del Concorso:

«Palazzo Martini», conosciuto anche come Schinchinelli, non ha mai avuto una storia raccontata; rare sono anche le notizie, sparse in libri di storia o di cronaca. In uno dei cortili, ottimamente conservati anche a seguito d’accorti restauri, si svolgeranno tre concerti della VI edizione del Festival di Cremona, riprendendo, così, un’iniziativa che aveva avuto l’adesione favorevole del pubblico. Per questo motivo e per sollecitazione di cultori e di appassionati di storia cremonese, diamo qualche cenno sulla vita, molto lunga, di questo palazzo, che è stato costruito, a quanto dicono certi cronisti, sin dai tempi degli Sforza. È accertato, comunque, che gli Schinchinelli, sotto la dominazione della repubblica di Venezia, si erano costruiti una villa di campagna a Casalbuttano. Un Galeazzo II, figlio di Alessandro Schinchinelli, fu eletto protonotario apostolico e divenne arciprete della Cattedrale e poi vicario generale della diocesi. Gli Schinchinelli si trovano, per molti anni, nel Capitolo della Cattedrale sotto i vescovi Trevisano, Accolti, Francesco Sfondrati, Federico Cesi.
Furono anche ufficiali dell’esercito e si distinsero in numerose battaglie; fu nel corso della campagna in Fiandra che un Cristoforo Schinchinelli ebbe, nel 1590, il titolo di marchese di Cella Parmigiana, conferitogli da Ottavio Farnese duca di Parma. Nella villa di campagna a Casalbuttano il cardinale Sfondrati fu ospite di Alessandro Schinchinelli nel corso della visita pastorale avvenuta nel 1581. Bisogna attendere il XVII secolo per ritrovare gli Schinchinelli come feudatari, grazie al diploma concesso nel 1627 da Filippo IV. Fu Oliviero Schinchinelli, col fratello Cesare, che da quel momento si fregiò del titolo di conte, estensibile a tutti i discendenti della linea mascolina. Oliviero sborsò 3 mila ducatoni e dal 1633 ottenne, per le sue terre, il riconoscimento di contea, con numerose esenzioni di tasse, con privilegi ed appannaggi, sì che il patrimonio crebbe a dismisura (sembra che i beni terrieri assommassero a circa 6 mila pertiche).
Gli Schinchinelli si distinsero sui campi di battaglia, nel mondo ecclesiastico e nel mecenatismo, tanto che il palazzo di città e la villa di Casalbuttano possedevano tesori inestimabili (tappezzerie, arazzi, pitture, maioliche, ecc.). Il palazzo di città, ora in contrada San Giovanni Nuovo, ora sotto la parrocchia di Sant’Agostino, ora in contrada della Posta Vecchia, era, in origine, sotto la parrocchia di Sant’Elena che sorgeva all’attuale angolo di via Virgilio con corso Campi. Nell’estimo era censito come proprietà dei conti Pietro Giovanni, Giuseppe e Cristoforo fratelli del fu Alessandro.
Per un decreto del 7 settembre 1774 la proprietà venne intestata al conte Alessandro Schinchinelli, figlio del defunto Giuseppe, in quanto Pietro Giovanni, sposatosi con Lucia Aglio Dolce, dovette separarsi assai presto perché la donna venne colpita dalla pazzia e trascurò di interessarsi delle sue proprietà; Cristoforo, invece, morì giovane. Spettò, dunque, a Giuseppe l’interessamento sui suoi beni di Casalbuttano e, in seguito, al figlio Alessandro, diventato erede universale. Secondo i documenti dell’estimo, Alessandro, tra il 1826 ed il 1829, frazionò i suoi beni: una parte venne acquistata dai marchesi Luigi e Pietro Araldi e l’altra venne ereditata dal principe Giovanni Soresina Vidoni, essendo stato nominato anche beneficiario dell’inventario eseguito il 10 giugno 1829. Dal 4 marzo 1832, dopo la morte del conte Giuseppe Schinchinelli, i beni passarono in proprietà alla moglie, contessa Maria Borromeo, figlia del defunto conte Renato Borromeo Arese e della contessa Marianna Dorescalchi dei duchi di Bracciano. La nobildonna, con un atto di vendita del 2 maggio 1845 cedette il palazzo ed altri beni in Casalbuttano al nobile Giuseppe Baroli fu Antonio per la somma di 100 mila lire di Milano con tutte le tappezzerie, gli arazzi, i tappeti, i mobili e i quadri. La famiglia Baroli rimase proprietaria del palazzo di città fino al 4 marzo 1911 quando, con atto pubblico, lo acquistò Carlo Martini del fu Palmiro. Dal 1914, dopo la morte di Carlo, la proprietà passò, per volontà testamentaria, alla moglie, nominata anche usufruttuaria, la signora Hamma Martini del fu Giuseppe; quindi, qualche anno più tardi, ai figli della signora Hamma, Palmirino ed Erminia, fratelli del fu Carlo. Dal 17 ottobre 1917 rimasero proprietari i fratelli Palmirino ed Erminia e, dal 1929, soltanto Palmirino Martini. In quegli anni il palazzo era iscritto, anagraficamente, in via Orfanotrofio 16; infine in via Cadolini 16 (ora 20).
Una storia abbastanza semplice poiché i proprietari che si sono succeduti (Baroli e Martini) hanno continuato a mantenere viva una certa privacy, sicché si può ben dire che i cremonesi (fanno eccezione i soci dell’Accademia d’armi che da anni, in un lato del palazzo, hanno la loro sede sociale) non hanno mai conosciuto il cortile interno maggiore e le altre parti, costruite con semplice gusto architettonico.
Ritornando ai primitivi proprietari, gli Schinchinelli, possiamo rilevare che questi nobili furono anche degli illuminati, cultori raffinati delle lettere e della musica. In particolare, abbiamo testimonianze dell’attività svolta da Alessandro ed anche da suo figlio Giuseppe Schinchinelli, che presero parte a tutte le trattative per la costruzione del teatro «Nazari» negli anni attorno al 1747. In particolare, Alessandro partecipò a tutte le sedute con il marchese Lodi Mora e con il vero creatore del teatro, il marchese Giovanni Battista Nazari. In casa del conte Alessandro si tennero molte riunioni ed assemblee, che continuarono finché il nobile restò in vita. Alessandro Schinchinelli, oltre ad essere uno dei palchettisti fondatori del teatro di Cremona, si interessò dei rapporti con gli impresari per la scelta delle opere in musica e per stabilire la cosiddetta “tratta”, la tassa da fissarsi sui palchi. Anche i figli del conte Giuseppe continuarono questa passione, tanto che gli Schinchinelli sono presenti alla ricostruzione del teatro dopo l’incendio del 1806 e a quella del 1826. Una presenza, dunque, costante ed appassionata, del tutto disinteressata.

Brani tratti dalla brochure per la promozione del Concorso «Omaggio a Stradivari – Un violino per un concerto». Tipografia Padana, Cremona, luglio 1988 (seconda edizione).