La Signora Wurlitzer divenne
Presidente della ditta Rembert Wurlitzer di liutai e commercianti in strumenti
antichi dopo la morte di suo marito Rembert, che aveva fondato la società a New
York nel 1949. La collaborazione fra Rembert Wurlitzer e Fernando Sacconi aveva
portato la ditta a fama mondiale e ne aveva fatto il punto d'incontro dei più
grandi musicisti del mondo violinistico. Come Presidente, la Signora Wurlitzer si
distinse per aver concluso la più grande transazione di violini mai fatta,
quella della Collezione Hottinger di strumenti estremamente rari. Ha studiato
sociologia e letteratura inglese all'Università Statale dell'Ohio, ed
attualmente pratica musicoterapia con i drogati.
Quando conoscemmo Sacconi,
lavorava per Emil Herrmann. Abitava giù al Greenwich Village, molto vicino a
noi, e Rembert gli mandava dei violini speciali da restaurare. Poi lui cominciò
a farci visita ogni domenica e a dire: “Oh Rembert, mi piacerebbe lavorare per te!”
Rembert, però, aveva già un giovane cecoslovacco che dirigeva la sua bottega, e
non era mai stato capace di ferire nessuno. Mi ricordo che disse a Sacconi: “Fernando,
non potrei mai metterti agli ordini di Roman per via del tuo talento, e non
posso metterti sopra di lui perché gli si spezzerebbe il cuore.” Gli angeli,
però, dovevano volere che Rembert e Fernando si mettessero insieme, perché il povero
Roman morì improvvisamente d'infarto, e in seguito Sacconi venne da noi. Lui e
Rembert formavano la più grande squadra mai esistita! Non soltanto avevano
entrambi del talento particolare per quanto riguardava i violini, ma il loro
principale interesse di vita erano gli strumenti ad arco, e non si
risparmiavano nei loro sforzi di saperne sempre di più al riguardo. Erano
veramente dei grandi studiosi. Ambedue avevano imparato a costruire, a suonare
ed a valutare gli strumenti coi quali lavoravano, e l'intero mondo violinistico
veniva da loro. Erano anche veramente generosi nel dare aiuto e consigli,
perché nutrivano un amore profondo sia per i propri simili che per gli
strumenti ad arco.
Rembert ereditò la passione per
il violino da suo padre e da suo nonno, che suonavano entrambi benissimo. Suo
padre, infatti, era stato il compagno di camera di Fritz Kreisler
all'Università di Berlino. La cosa buffa era che lui studiava il violino e
Kreisler, medicina! Dopo essere tornato negli States per aiutare a dirigere l'enorme
Rudolph Wurlitzer Company che suo padre aveva fondato a Cincinnati nel 1856, il
padre di Rem amava ancora invitare violinisti a casa sua. Uno degli ospiti che
Rem ricordava sempre era il grande Eugene Ysaÿe (il quale amava così tanto il
cibo che era solito andare alla porta della cucina per vedere che cosa c'era
per pranzo prima di decidere se presentarsi o no alla porta principale per un
invito improvvisato!). Con tali musicisti in casa, si può capire come Rem si
sia tanto attaccato al violino, che imparò anche lui a suonare... male! Non
iniziò, però, lo studio serio del violino finché non ebbe conseguito la laurea
in belle arti a Princeton. Poi andò a Mirecourt, dove fu il primo americano,
che io sappia, ad aver completato il corso di liuteria. Dopo di allora andò in Inghilterra
da Alfred Hill, che era il grande, grande esperto di quei tempi. Visse col vecchio
Alfred, studiando contemporaneamente con lui, così da assimilare una quantità
enorme di conoscenze. Poi cominciò a viaggiare in vari Paesi, facendo ricerche
sugli antichi liutai e studiando tutti i grandi strumenti che riusciva a
trovare. Trascorse almeno sei mesi in Germania ed altri sei a Roma durante
questo periodo.
Sacconi imparò a suonare il
violino col suo stesso padre, che faceva il sarto a Roma, ma suonava anche
molto bene il violino e possedeva vari buoni strumenti. Più tardi Fernando
imparò da solo a suonare la viola ed il violoncello, ma il suo vero amore furono
sempre la costruzione ed il restauro degli strumenti. Un giorno, quando aveva
solo otto o nove anni, prese un coltello da cucina e aprì uno dei violini di
suo padre per vedere com'era fatto dentro. Quando suo padre vide ciò che aveva
fatto, invece di infuriarsi con lui, disse: “Per Bacco, vorrà diventare un liutaio!
Facciamolo studiare con Giuseppe Rossi.” Poco dopo fece il suo apprendistato da
Rossi a Roma, costruì il suo primo violino a soli undici anni, ed aprì la
propria bottega già all'età di sedici anni! Nella sua vita fece più di settanta
violini, circa sedici violoncelli ed almeno dodici viole. Dei cinquecento
Stradivari conosciuti, ne studiò, restaurò o riparò circa trecento.
Sacconi aveva una conoscenza
incredibile degli strumenti ad arco. Senza guardare la data dentro lo
strumento, poteva dire quando era stato fatto e persino quando era stato
riparato. Sapeva tutto sui vari famosi liutai, soprattutto sul suo idolo,
Stradivari. Conosceva tutte le fasi di sviluppo attraverso le quali Stradivari
era passato, ed era capace di datare uno dei suoi strumenti attraverso uno
studio minuzioso del legno e della forma della bombatura, del riccio e delle «ff».
Soleva dire: “Guardare due bei Stradivari è come studiare due ritratti della
stessa persona fatti dallo stesso artista: non ne trovi mai due uguali!”
Il violino è stato probabilmente
lo strumento più studiato e nessuno sa veramente tutto sulla sua acustica.
Sacconi ne sapeva più di tutti perché aveva studiato Stradivari con più cura di
chiunque altro, ma stava ancora imparando quando morì. Gli interessava
particolarmente la vernice, e si sa che tutti parlano sempre del segreto della
vernice di Stradivari. Nei suoi ultimi anni, Sacconi era solito ripetere: “Non
v'è alcun segreto riguardo alla vernice di Stradivari, assolutamente nessuno...
il segreto è quanto tempo aspettava fra una mano di vernice e l'altra!”
Una volta che Fernando e Rembert
ebbero cominciato a lavorare in squadra, la bottega divenne un club
internazionale per musicisti. I migliori musicisti del mondo venivano da loro
in cerca di strumenti favolosi o a portare a Sacconi i loro strumenti per un
réglage, una riparazione o un restauro. Heifetz, Elman, Milstein, Ricci,
Menuhin, Szeryng, Stern, Casals, Piatigorsky, Francescatti, Rostropovich e tante
altre persone meravigliose venivano in continuazione. Mi ricordo quando Fritz
Kreisler portò il suo inestimabile violino a Sacconi, nel 1962. Isaac Stern e
David Oistrakh si incontrarono per la prima volta nella nostra bottega; dopo
poco avevano già tirato fuori tutti gli strumenti rari e stavano dando un
concerto per il personale! Un'altra volta Isaac ci portò Jack Benny col suo
Strad, e cominciarono a suonare insieme. Chi poteva lavorare con tali
incredibili distrazioni?!
Gli strumenti che passavano per
le mani di Sacconi erano tanto meravigliosi quanto i musicisti che venivano da
lui per essi. Si pensi che quando il signor Hottinger mi vendette la sua
collezione favolosa, avevamo trentotto dei più famosi violini del mondo tutti lì
in una volta, fra cui lo Stradivari «Earl of Plymouth» (Conte di Plymouth) del
1711, di Fritz Kreisler, che era stato chiuso a chiave nel suo astuccio per
centosettantacinque anni prima di essere riscoperto; l'incredibile «Hellier»
con il suo ornamento di intarsi elaborati; l'Andrea Amati del 1566 fatto per il
Re Carlo IX di Francia, con lo stemma reale sul fondo, ora a Cremona; lo
Stradivari «Dolphin» di Jascha Heifetz ed il «Cessole», due dei più perfetti violini
del mondo; lo Stradivari «Harrison», il Guarneri «Joachim», ed il Guarneri «Ysaÿe»
del 1740 che tenemmo per Isaac Stern. Sacconi fu molto orgoglioso di mostrare
questi strumenti ai visitatori quando ne allestimmo una mostra di tre giorni e
gente venne da tutto il mondo. Oltre al lavoro che faceva stimando o
restaurando i grandi strumenti che arrivavano alla bottega, Sacconi lavorava
con mio marito per preparare un registro dettagliato per ogni strumento. Questa
collezione di registri fu iniziata dal padre di Rem, Rudolph, ed è stata
scrupolosamente ampliata e conservata da allora. Vi sono elencati tutti i
maggiori avvenimenti della vita dello strumento: la data o probabile data della
sua costruzione, dove ha passato i suoi primi anni, i suoi vari proprietari, le
date degli acquisti e delle vendite, fotografie frontali e di profilo. Rembert
e Sacconi lavorarono tanto su questi registri che si son trovati con la più
completa biblioteca al mondo sugli strumenti ad arco. Quando non mi fu più
possibile mandare avanti la bottega dopo la morte di mio marito e poi di
Sacconi, diedi questi registri a Charles Beare di Londra. Aveva passato un anno
con noi, lavorando con Sacconi nella bottega e di sopra con Rembert, il quale
diceva che aveva l'occhio più straordinario dopo Alfred Hill. Charles è il vero
successore di Rembert, ed anche il miglior allievo di Sacconi nelle perizie, e
pertanto volevo che lui continuasse l'enorme lavoro di aggiornamento dei
registri. Avrei potuto darli alla Biblioteca del Congresso, perché sono di
incalcolabile valore per la provenienza di tutti i grandi strumenti, ma
avrebbero dovuto essere tenuti chiusi per troppo tempo a causa delle
informazioni confidenziali che contengono sui prezzi, e non sarebbero stati
aggiornati, come lo sono ora grazie a Charles Beare.
Oltre a conservare registri così
dettagliati sugli strumenti pregiati, Rem ebbe l'idea di fare un disco con
quelli più famosi della Scuola di Cremona, in modo che la gente potesse sentire
come si comparassero fra loro e con gli strumenti moderni. Si intitola «La
Gloria di Cremona»; e se Cremona potrà di nuovo prendere il suo meritato posto
nel mondo dei violini, sarà meraviglioso. Quando facemmo il nostro lungo
viaggio in Europa, visitammo la Scuola di Liuteria di Cremona e vedemmo un gran
numero di macchine che analizzavano suoni e vibrazioni. Stavo accanto a
Fernando mentre parlava col direttore della Scuola e, siccome sapevo quanto
fosse buono e dolce con tutti quanti, rimasi veramente colpita quando disse: “È
tutto molto interessante... Ma perché non siete capaci di fare un buon violino?”
Lui pensava che tutte quelle macchine fossero ridicole, con i loro rumori ed
onde sonore. Ciò in cui lui credeva era il lavoro artistico molto accurato, non
la produzione industrializzata.
Ciò non vuol dire, però, che non
s'interessasse ai nuovi sviluppi scientifici. Al contrario, era molto
entusiasta di certi nuovi tipi di colla e fece un'infinità di esperimenti con
essi. Non era nemmeno contrario alle macchine; infatti, lui e Rembert
inventarono una grande macchina per stagionare il legno, perché ritenevano che si
facessero strumenti migliori dopo questo trattamento. Costruirono la macchina
nella nostra tenuta in campagna, e tutte le volte che tagliavamo un salice, un
abete od un acero, lo stagionavano. Una volta Rembert comprò persino le colonne
del '200 di un'antica villa italiana e le fece spedire qui perché Sacconi potesse
usarle per fare nuovi violini.
Ogni volta che trovavo in vendita
uno degli strumenti di Sacconi, lo compravo. Ho ancora un quartetto dei suoi
strumenti che spero di poter vendere tutto insieme, perché sarebbe un peccato
dividerlo. So che ci sono altri strumenti di Sacconi in giro, e saranno di grande
valore ormai.
Tornando all' interesse di
Sacconi per le nuove invenzioni, fu lui il primo ad avere l'idea di fare un
arco in fibra di vetro. Il modo in cui nacque il suo interesse per la fibra di
vetro è anche divertente: attraverso il suo grande amore per la pesca! Era il
miglior pescatore di Long Island e vinceva tutti i premi – per il pesce più
grande, per la quantità più grande di pesci, per il pesce più raro – per tutto!
Inoltre, faceva le proprie esche, che erano bellissime... veri capolavori, con
piccole penne e pezzettini di seta. Tutto ciò che faceva, lo faceva meglio di
chiunque altro! Da aprile a dicembre, quando non era coi suoi violini, stava
fuori sulla sua barca. Era fatta di fibra di vetro, come anche la sua canna, la
quale gli diede appunto l'idea di fare degli archi di violino in fibra di
vetro. Di solito, gli archi buoni sono fatti di legno pernambuco del Brasile,
che è estremamente raro e difficile da procurare, e lui pensava che la fibra di
vetro potesse dare ad un arco lo stesso tipo di flessibilità. Lui e Rembert
fecero per dieci anni grandi ricerche sulla fibra di vetro ed alla fine inventarono
il primo arco in fibra di vetro che mai fosse stato fatto. Ora se ne producono
a milioni, ma quel primo esemplare fu veramente un'invenzione speciale, ed è ancor oggi usato da uno dei più
grandi violisti del mondo, Walter Trampler. Quando egli disse che gli piaceva,
Sacconi glielo prestò... dopo averlo dotato di una impugnatura di particolare
bellezza per renderlo abbastanza elegante per la meravigliosa [viola, n.d.t.]
Amati del Maestro Trampler. Mi ricordo che quando quella viola arrivò nella
nostra bottega, Sacconi disse: “Oh, questa deve essere per Walter Trampler!”
Sacconi inventò anche molte altre
cose. Una fu il reggicordiera per violino che oggi usano proprio tutti. Lo fece
per il semplice fatto che pensava che il violino avrebbe dovuto avere un
reggicordiera più duraturo, e Rembert lo brevettò con il marchio di «Sacconi».
Pensava che tutte le invenzioni di Sacconi dovessero avere il suo marchio,
compresa la resina «Sacconi» ed il lucido «Sacconi», che lui preparava con
degli ingredienti speciali. Che uomo era! Inoltre, faceva un esperimento dopo
l'altro con le vernici. Amava tanto le vecchie vernici che una volta ritoccò persino
i colori del poster di Cremona del famoso Stradivari «Il Cremonese», perché
disse che non erano esatti... e ora sembra un vero violino! Ce l'ho ora
incorniciato nella nostra casa in campagna. Mi ricordo una volta quando lui e
Rembert stavano facendo degli esperimenti con le vernici lì in campagna.
Avevamo tutti questi strumenti in bianco, e Fernando mise persino me al lavoro!
Mi insegnò come stendere la preparazione incolore su alcuni strumenti e poi
come verniciare ciascuno in questo o in quell'altro modo, in una direzione o
nell'altra, per vedere cosa sarebbe successo con i vari metodi. Avevo violini
appesi dappertutto in cucina, invece del bucato!
Fernando e Rembert
s'interessavano sempre anche alla sperimentazione degli antichi metodi di far
le cose. Un'altra volta che eravamo insieme in campagna, andarono a cercare un
certo tipo di erbaccia ruvida che Fernando era convinto avesse usato Stradivari
al posto della carta vetrata, che non esisteva a quell'epoca. La cercarono per
delle ore, e la trovarono soltanto al loro ritorno quando la calpestarono
proprio davanti alla nostra porta! Mentre loro la provavano in cucina, trovando
che fosse in verità abbastanza abrasiva, la moglie di Fernando, Teresita, ed io
ci divertivamo a cucinare. Lei è una cuoca meravigliosa e Fernando era grande
nel preparare le insalate. Che produzione... asciugava ogni foglia! Amava anche
il giardinaggio ed aveva i migliori alberi da frutto di Long Island. Lì il suo
segreto era di seppellire le teste e le code dei pesci intorno agli alberi dopo
che Teresita – e tutti i vicini – avessero pulito le quantità di pesci che lui
portava loro!
Sacconi non era solo una grande
mente, ma era anche molto bello. Mia figlia Marianne diceva sempre che
continuava a diventare più bello man mano che avanzava in età, ed era vero.
Inoltre, aveva modi molto dolci con tutti. Mentre stava insegnando a Marianne a
costruire la sua copia dello Stradivari «Tiziano», era così dolce con lei che
credevo che non l'avrebbe mai finita! Infatti, è ancora oggi in bianco e penso
che non la vernicerà mai, ma è bellissima lo stesso, ed il loro rapporto di
padre-figlia era ancora più bello. Il figlio di Fernando si dedicò
all'elettronica piuttosto che alla liuteria, ma appena ebbe un bambino
[Fernando, n.d.t.] disse: “II momento in cui inizierà a camminare, starà nella
mia bottega, a costo di tenere qui un box!” Nonostante tutta la sua enorme sapienza
e la sua grande importanza, Fernando fu sempre molto modesto e non pensò mai a sé
stesso. Bisognava vederlo ridere mentre si guardava nelle riprese televisive
che fecero dal vivo nella bottega negli anni Sessanta, e quando un anno
organizzammo uno speciale festival del violino per celebrare il suo compleanno; non era nemmeno il giorno giusto, perché era talmente distratto dal pensiero di
mostrare la sua copia dell'«Hellier» che non si ricordava la data del suo
compleanno!
Poco dopo che mia figlia si fu
unita alla ditta nell'estate del 1964, Sacconi, Marianne ed io partimmo per un
grande viaggio in Europa per visitare commercianti e la scuola di liuteria a
Mittenwald, e per cercare legno. Sacconi era assolutamente affascinante!
Ovunque andassimo, in Inghilterra, in Olanda, in Danimarca, in Germania, in Svizzera,
e naturalmente in Italia, ci raccontava degli aneddoti con i più meravigliosi
dettagli storici sui liutai della zona. Mi ricordo che mentre eravamo in Italia
disse: “Quando era qui, Guadagnini tirava il suo carretto lungo questo stesso
sentiero. Scommetto che prendeva il suo legno proprio da questo gruppo di
alberi.”
Era tanto meraviglioso che non
volli mai mandarlo in pensione, anche se una o due persone nella bottega
pensavano a un certo punto che avrei dovuto farlo. Mi ricordavo sempre ciò che
disse mio marito quando fu mandato a rimpiazzare il vecchio capo del reparto
violini della prima Compagnia Wurlitzer: “Non posso proprio mandarlo in
pensione, anche se debbo pagare il suo salario di tasca mia... non gli farò una
cosa simile!” Ed io rifiutai di mandare in pensione Sacconi. Gli dissi, è vero,
che non era necessario che si alzasse alle cinque del mattino per arrivare al
lavoro ad una certa ora, ma che poteva venire soltanto quando si sentiva,
oppure lavorare a casa se lo avesse preferito. “Fai semplicemente quello che
vuoi... questo è il tuo posto!” gli ripetevo, ma l'atmosfera verso la fine dei
suoi giorni gli procurava grande tristezza.
Quando Sacconi morì, sapevo che
avremmo avuto i giorni contati, perché lui era il nostro più grande esperto
dopo la morte di Rembert. Io non avevo alcuna capacità di fare perizie, ma
abbiamo tirato avanti il più a lungo possibile. Sono felice, almeno, che
Sacconi non ci abbia visto chiudere. È stato terribile. Una persona mi mandò un
telegramma da Haiti dicendo: “Preferirei che si fosse chiusa la Banca d'Inghilterra!”
Ad ogni modo, Fernando e Rembert hanno fatto insieme delle cose incredibilmente
meravigliose mentre erano vivi, e vivono ancora nei ricordi di tutti i grandi
musicisti e liutai che li hanno conosciuti. Poi la Signora Sacconi dice che va
tutte le mattine a pregare per loro ed è sicura che lassù ora sono di nuovo
insieme.
New York, 29 aprile 1985
Dal libro: «Dalla liuteria alla musica: l'opera di Simone Fernando Sacconi», Cremona, ACLAP, prima edizione 1985, seconda edizione 1986 (pagg. 31-39)
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