Ho conosciuto il grande Simone Fernando Sacconi in circostanze eccezionali nel 1937, in occasione della famosa ed indimenticabile esposizione di Cremona. Egli faceva parte della giuria, e la visita della Mostra sotto la sua guida mi è rimasta impressa nella memoria. Aveva allora 42 anni e godeva già di una invidiabile reputazione, avendo iniziato il suo apprendistato all'età di otto anni!
Fui sedotto immediatamente dal calore della sua accoglienza, dalla profondità del suo sguardo che s'illuminava alla vista delle meraviglie che sfilavano davanti ai nostri occhi, dal fascino naturale che emanava dalla sua persona e che non ha fatto che aumentare col passare degli anni.
Nella sezione moderna della Mostra, egli aveva presentato un quintetto di strumenti ad arco che gli era valso la consacrazione da parte dei suoi colleghi e la medaglia d'oro. La perfezione del lavoro esprimeva non solo il valore dell'artigiano, ma anche il suo vero amore per la sua professione. L'occhio, anziché essere attirato da un certo dettaglio, o spinto a criticare, era soggiogato dall'armonia dell'insieme. In verità, solo un grande maestro poteva raggiungere un tale risultato.
Tornai da Cremona con il desiderio di rivedere presto quest'uomo così meravigliosamente dotato e di scambiare con lui tante di quelle idee che ti vengono in mente quando ti trovi in perfetta sintonia con qualcuno. Ahimè, il 1939 spuntava già all'orizzonte, e vennero gli anni della guerra ad impedirci ogni contatto.
Quando ebbi la gioia di rivederlo circa trent'anni più tardi, nel 1966 in occasione del suo 70° compleanno, lo trovai tale quale che nel 1937, con in più quell'armonioso equilibrio, quella serenità che l'età conferisce, i suoi bellissimi capelli bianchi ed il suo sguardo caloroso.
Aveva messo a profitto tutti i suoi anni per tuffarsi nelle ricerche sulle diverse scuole e soprattutto per dare libero sfogo alla passione per il suo modello e maestro, Antonio Stradivari. I suoi lavori hanno dato vita a quel prodigioso documento, una sorta di testamento di Fernando: «I 'Segreti' di Stradivari».
Insieme alla medaglia commemorativa ed alla sua copia dell'«Hellier» di Stradivari, che figurava al posto d'onore all'esposizione di New York, sono queste le memorie che conservo di quest'ultimo incontro. Inoltre, custodisco gelosamente uno strumento fatto dalle mani di quest'amico a New York nel 1936, una splendida copia del «Cessole» di Stradivari del 1716, dimostrazione lampante del talento del suo autore.
Simone Fernando Sacconi era un artigiano che attraverso un lavoro incessante ha portato la sua arte tanto vicino alla perfezione quanto solo la passione per il mestiere permette.
Fedele, modesto nonostante la sua reputazione e la sua sapienza, e con la sua sensibilità latina, si può dire di lui con Shakespeare: «Gli elementi erano così amalgamati in lui che la Natura potrebbe alzarsi e dire al mondo intero: "Questo era un uomo!"».
Ginevra, 1 luglio 1983
Tratto dal libro: «Dalla liuteria alla musica: l’opera di Simone Fernando Sacconi», presentato ufficialmente il 17 dicembre 1985 alla Library of Congress di Washington, D.C.
(Cremona, ACLAP, prima edizione 1985, seconda edizione 1986, pagg. 52-53 - Italian / English).