Cremona
Febbraio-settembre 1988
Questa la presentazione di Giuseppe Mazzini, Presidente Provinciale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato (CNA), in apertura della brochure per la promozione del concorso «Omaggio a Stradivari – Un violino
per un concerto», che si è tenuto a Cremona in tre diverse fasi dal febbraio al
settembre 1988:
Nel quadro delle manifestazioni indette
per celebrare il 250° anniversario della morte di Stradivari è venuto
a collocarsi l’originale progetto della CNA cremonese denominato «Omaggio a
Stradivari – Un violino per un concerto», progetto che si è fregiato del patrocinio
del Comune di Cremona.
Originale perché unica nel suo genere, questa iniziativa ha inteso rendere
omaggio alla figura del più grande genio liutario attraverso la valorizzazione
della moderna liuteria cremonese di qualità e la promozione delle capacità creative
e artistiche di giovani artigiani liutai cremonesi, in parallelo all’opera preziosa
svolta – sul piano musicale – dalla Fondazione «Walter Stauffer» e dai maestri
degli omonimi Corsi di perfezionamento (Accardo, per il violino; Giuranna, per
la viola; Filippini, per il violoncello; Petracchi, per il contrabbasso).
Il progetto, concepito come momento di incontro fra giovane liutaio e giovane
violinista, si è articolato in tre diverse fasi.
La prima ha coinciso con l’individuazione del violino vincitore dell’apposito
Concorso liutario ad opera di una qualificatissima Giuria, presieduta da Salvatore
Accardo e composta dal professor Andrea Mosconi, Conservatore dei Beni Liutari della
Città di Cremona, e dai maestri liutai Francesco Bissolotti, Giancarlo Guicciardi,
Wanna Zambelli e Giorgio Cè.
Loeiz
Honoré, 27 anni, francese residente in provincia di Cremona, autore del miglior
strumento fra quelli esaminati dalla Giuria, è stato poi premiato nel corso di una
cerimonia ufficiale svoltasi nel Palazzo Comunale di Cremona, presenti il
Sindaco Renzo Zaffanella e una foltissima rappresentanza di operatori del
settore, delle istituzioni e del mondo culturale cremonesi. Oltre ad un cospicuo
premio in denaro, al giovane liutaio è andata la soddisfazione di vedere il
proprio violino riconosciuto in dono al violinista Massimo Quarta, 22 anni, leccese,
uno dei migliori allievi dei Corsi di perfezionamento in violino tenuti in Cremona
dal maestro Accardo.
Giunti ora alla tappa finale, al concerto dal vivo del violinista Quarta
(accompagnato al pianoforte dalla sorprendente Stefania Redaelli) con lo strumento
del liutaio Loeiz, non possiamo che esprimere il nostro compiacimento per il
buon esito dell’impegno che ci siamo assunti, impegno arduo ma determinato, e
certo non destinato ad esaurirsi in questa prima edizione di «Un violino per un
concerto».
Questa è la prolusione alla fase
finale del progetto di Giulia Penci Danieli, Segretario Provinciale
CNA di Cremona:
«Un
concerto nel Festival», ovvero il momento conclusivo di un progetto che, nel premiare
le abilità individuali di due giovani, ha inteso innanzitutto favorire l’incontro
fra due professioni, quella del liutaio e quella dell’interprete musicale, che
stanno oggi vivendo una stagione di intensa collaborazione creativa; una
collaborazione dalla quale non può certo prescindere la moderna liuteria di qualità,
che anzi su questo rapporto diretto fra liutaio costruttore e interprete musicale
fonda le proprie prospettive di sviluppo, nel solco della tradizione classica
cremonese.
Quale miglior cornice se non quella del prestigioso Festival di Cremona avrebbe
potuto valorizzare l’epilogo di un’iniziativa tanto originale?
Il violino di Loeiz
Honoré, vincitore del Concorso di liuteria «Omaggio a Stradivari»,
imbracciato da Massimo Quarta, uno dei migliori allievi di Salvatore Accardo ai
Corsi di perfezionamento «Walter Stauffer», in un concerto a Palazzo Martini:
un momento che ha per noi un particolare significato e valore ma che – questo almeno
l’auspicio – può incontrare anche l’interesse del pubblico dei “pomeriggi musicali”
della VI edizione del Festival, come sempre animato da Salvatore Accardo, violinista
celeberrimo che ha onorato la Giuria del nostro Concorso liutario assumendone
la presidenza.
Il programma del Festival, che è quest’anno dedicato a «Gli archi nella musica
strumentale francese» e la cui direzione artistica è affidata ad Andrea Mosconi
(consulente artistico Salvatore Accardo), prevede infatti, per la prima volta,
accanto ai concerti serali al Teatro Ponchielli un interessante contorno di concerti
pomeridiani in uno dei cortili, ottimamente conservati, del cinquecentesco Palazzo
Martini.
Nell’esprimere viva gratitudine al Comune di Cremona per aver compreso l’importanza
dell’iniziativa, conferendole dignità di manifestazione ufficiale della rassegna
musicale settembrina, vorrei qui ringraziare di cuore quanti hanno collaborato,
nelle forme più diverse, alla buona riuscita di un progetto che è nato da una
felice intuizione, nuova e, ci auguriamo, culturalmente feconda.
Questa la scheda sul liutaio vincitore del Concorso, redatta dal
maestro Francesco Bissolotti di Cremona:
Vincitore del Concorso CNA «Omaggio a
Stradivari – Un violino per un concerto», Loeiz Honoré
nasce in Francia il 26
gennaio 1961. Spinto da una autentica passione per il mondo dei violini, nel 1976 presenta
domanda di iscrizione alla Scuola di Liuteria di Mirecourt, ma il tentativo non
va a buon fine dapprima per insufficienza di posti disponibili e – l’anno successivo
– per superati limiti di età (a quella Scuola non sono infatti accettati
giovani che abbiano compiuto i 16 anni).
Nel 1978 si trasferisce a Cremona, dove chiede di essere ammesso alla Sezione
Liuteria dell’Istituto Professionale Internazionale per l’Artigianato Liutario
e del Legno; la scarsa conoscenza della lingua non gli consente tuttavia di superare
la prova d’italiano richiesta per l’ammissione.
Demoralizzato, ma determinato, decide di rimanere comunque a Cremona, nonostante
le difficoltà e l’iniziale senso di solitudine (dopo il matrimonio si trasferirà
a Grumello Cremonese, ove vive attualmente).
Appreso l’abc della professione da un maestro liutaio, prosegue da autodidatta,
affinando le proprie capacità creative insieme ad amici liutai e musicisti.
Seguace del metodo classico cremonese, presenta al Concorso «Omaggio a Stradivari
– Un violino per un concerto» (il suo primo confronto pubblico) uno strumento
di buona fattura che lascia intravedere doti cospicue, la cui piena valorizzazione
potrà essere conseguita con il necessario accumulo di esperienza e con costanza
di impegno.
Questa la presentazione, redatta da Salvatore Accardo, del violinista che ha suonato in concerto
a Palazzo Martini il violino costruito dal liutaio vincitore del Concorso:
Ventiduenne, leccese, Massimo Quarta inizia
lo studio del violino presso il Conservatorio «T. Schipa» di Lecce, proseguendolo
poi presso il Conservatorio «S. Cecilia» di Roma sotto la guida di Beatrice
Antonioni; consegue il diploma con il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore.
Per due anni violino di spalla dell’Orchestra Giovanile Italiana, assume poi l’impegnativo
incarico di primo violino del Quartetto «F. Ferrara», con il quale nel 1985
vince il primo premio alla Rassegna Nazionale per Quartetto «Città di Vittorio
Veneto».
Nel 1986 vince il primo premio al 18° Concorso Nazionale Biennale di
violino «Premio Città di Vittorio Veneto».
Vanta al proprio attivo registrazioni per la Radio e la Televisione, oltre a tournées
in Francia, Germania, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Giappone e Corea effettuate
con il Complesso «I Solisti Italiani», del quale attualmente è membro.
Accanto
ad un’intensa attività concertistica svolta sia come solista che in vari Complessi
da Camera, grande impegno personale pone nella ricerca di un costante e progressivo
affinamento delle proprie capacità interpretative.
Mio allievo ai Corsi di perfezionamento promossi in Cremona dalla Fondazione «Walter
Stauffer» e dal Comune, è senza ombra di dubbio uno dei giovani più dotati e promettenti,
al quale la carriera concertistica – permanendo in lui l’attuale tensione verso
traguardi interpretativi sempre più avanzati – potrà riservare grandi soddisfazioni.
Questa la scheda storica redatta dal giornalista e critico musicale Elia Santoro su «Palazzo Martini», sede del
concerto finale del Concorso:
«Palazzo Martini», conosciuto anche come Schinchinelli,
non ha mai avuto una storia raccontata; rare sono anche le notizie, sparse in libri
di storia o di cronaca. In uno dei cortili, ottimamente conservati anche a seguito
d’accorti restauri, si svolgeranno tre concerti della VI edizione del Festival
di Cremona, riprendendo, così, un’iniziativa che aveva avuto l’adesione favorevole
del pubblico. Per questo motivo e per sollecitazione di cultori e di
appassionati di storia cremonese, diamo qualche cenno sulla vita, molto lunga, di
questo palazzo, che è stato costruito, a quanto dicono certi cronisti, sin dai
tempi degli Sforza. È accertato, comunque, che gli Schinchinelli, sotto la dominazione
della repubblica di Venezia, si erano costruiti una villa di campagna a
Casalbuttano. Un Galeazzo II, figlio di Alessandro Schinchinelli, fu eletto protonotario
apostolico e divenne arciprete della Cattedrale e poi vicario generale della diocesi.
Gli Schinchinelli si trovano, per molti anni, nel Capitolo della Cattedrale sotto
i vescovi Trevisano, Accolti, Francesco Sfondrati, Federico Cesi.
Furono anche ufficiali dell’esercito e si distinsero in numerose battaglie; fu
nel corso della campagna in Fiandra che un Cristoforo Schinchinelli ebbe, nel
1590, il titolo di marchese di Cella Parmigiana, conferitogli da Ottavio
Farnese duca di Parma. Nella villa di campagna a Casalbuttano il cardinale
Sfondrati fu ospite di Alessandro Schinchinelli nel corso della visita
pastorale avvenuta nel 1581. Bisogna attendere il XVII secolo per ritrovare gli
Schinchinelli come feudatari, grazie al diploma concesso nel 1627 da Filippo IV.
Fu Oliviero Schinchinelli, col fratello Cesare, che da quel momento si fregiò del
titolo di conte, estensibile a tutti i discendenti della linea mascolina. Oliviero
sborsò 3 mila ducatoni e dal 1633 ottenne, per le sue terre, il riconoscimento di
contea, con numerose esenzioni di tasse, con privilegi ed appannaggi, sì che il
patrimonio crebbe a dismisura (sembra che i beni terrieri assommassero a circa
6 mila pertiche).
Gli Schinchinelli si distinsero sui campi di battaglia, nel mondo ecclesiastico
e nel mecenatismo, tanto che il palazzo di città e la villa di Casalbuttano
possedevano tesori inestimabili (tappezzerie, arazzi, pitture, maioliche, ecc.).
Il palazzo di città, ora in contrada San Giovanni Nuovo, ora sotto la parrocchia
di Sant’Agostino, ora in contrada della Posta Vecchia, era, in origine, sotto
la parrocchia di Sant’Elena che sorgeva all’attuale angolo di via Virgilio con
corso Campi. Nell’estimo era censito come proprietà dei conti Pietro Giovanni,
Giuseppe e Cristoforo fratelli del fu Alessandro.
Per un decreto del 7 settembre 1774 la proprietà venne intestata al conte
Alessandro Schinchinelli, figlio del defunto Giuseppe, in quanto Pietro Giovanni,
sposatosi con Lucia Aglio Dolce, dovette separarsi assai presto perché la donna
venne colpita dalla pazzia e trascurò di interessarsi delle sue proprietà;
Cristoforo, invece, morì giovane. Spettò, dunque, a Giuseppe l’interessamento sui
suoi beni di Casalbuttano e, in seguito, al figlio Alessandro, diventato erede
universale. Secondo i documenti dell’estimo, Alessandro, tra il 1826 ed il
1829, frazionò i suoi beni: una parte venne acquistata dai marchesi Luigi e
Pietro Araldi e l’altra venne ereditata dal principe Giovanni Soresina Vidoni,
essendo stato nominato anche beneficiario dell’inventario eseguito il 10 giugno
1829. Dal 4 marzo 1832, dopo la morte del conte Giuseppe Schinchinelli, i beni
passarono in proprietà alla moglie, contessa Maria Borromeo, figlia del defunto
conte Renato Borromeo Arese e della contessa Marianna Dorescalchi dei duchi di
Bracciano. La nobildonna, con un atto di vendita del 2 maggio 1845 cedette il
palazzo ed altri beni in Casalbuttano al nobile Giuseppe Baroli fu Antonio per
la somma di 100 mila lire di Milano con tutte le tappezzerie, gli arazzi, i tappeti,
i mobili e i quadri. La famiglia Baroli rimase proprietaria del palazzo di
città fino al 4 marzo 1911 quando, con atto pubblico, lo acquistò Carlo Martini
del fu Palmiro. Dal 1914, dopo la morte di Carlo, la proprietà passò, per
volontà testamentaria, alla moglie, nominata anche usufruttuaria, la signora
Hamma Martini del fu Giuseppe; quindi, qualche anno più tardi, ai figli della
signora Hamma, Palmirino ed Erminia, fratelli del fu Carlo. Dal 17 ottobre 1917
rimasero proprietari i fratelli Palmirino ed Erminia e, dal 1929, soltanto Palmirino
Martini. In quegli anni il palazzo era iscritto, anagraficamente, in via
Orfanotrofio 16; infine in via Cadolini 16 (ora 20).
Una storia abbastanza semplice poiché i proprietari che si sono succeduti
(Baroli e Martini) hanno continuato a mantenere viva una certa privacy, sicché
si può ben dire che i cremonesi (fanno eccezione i soci dell’Accademia d’armi
che da anni, in un lato del palazzo, hanno la loro sede sociale) non hanno mai
conosciuto il cortile interno maggiore e le altre parti, costruite con semplice
gusto architettonico.
Ritornando ai primitivi proprietari, gli Schinchinelli, possiamo rilevare che
questi nobili furono anche degli illuminati, cultori raffinati delle lettere e
della musica. In particolare, abbiamo testimonianze dell’attività svolta da Alessandro
ed anche da suo figlio Giuseppe Schinchinelli, che presero parte a tutte le
trattative per la costruzione del teatro «Nazari» negli anni attorno al 1747. In
particolare, Alessandro partecipò a tutte le sedute con il marchese Lodi Mora e
con il vero creatore del teatro, il marchese Giovanni Battista Nazari. In casa
del conte Alessandro si tennero molte riunioni ed assemblee, che continuarono finché
il nobile restò in vita. Alessandro Schinchinelli, oltre ad essere uno dei
palchettisti fondatori del teatro di Cremona, si interessò dei rapporti con gli
impresari per la scelta delle opere in musica e per stabilire la cosiddetta “tratta”,
la tassa da fissarsi sui palchi. Anche i figli del conte Giuseppe continuarono
questa passione, tanto che gli Schinchinelli sono presenti alla ricostruzione
del teatro dopo l’incendio del 1806 e a quella del 1826. Una presenza, dunque, costante
ed appassionata, del tutto disinteressata.
Brani tratti dalla brochure per la promozione del Concorso «Omaggio a Stradivari – Un violino
per un concerto». Tipografia Padana, Cremona, luglio 1988 (seconda edizione).